IL MONDO DEL NOTAIO

IL LIBRO DEL TESORO DI SAN PIETROBURGO

Esiliato in Francia per il suo sostegno politico al partito dei Guelfi, il notaio fiorentino Brunetto Latini vi scrisse il Tresor, la prima enciclopedia in volgare, apprezzata da Dante Alighieri e tradotta in varie lingue. Un'opera di immensa erudizione di cui a San Pietroburgo si conserva uno splendido esemplare riprodotto alla perfezione da Moleiro Editor.

Ludmila I. Kisseleva e Inna P. Mokretsova

L'AUTORE (Ludmila I. Kisseleva)

BRUNETTO LATINI, autore del Libro del Tesoro, fu uno degli maestri di Dante. Nonostante fosse meno noto del suo famoso allievo, la sua opera e le sue attività influenzarono notevolmente i suoi contemporanei e i suoi ammiratori. Brunetto Latini nacque a Firenze intorno al 1220 dalla nobile famiglia di Bonaccorso Latini. Era ben istruito ed era noto per essere un eccellente oratore, filosofo, storico e poeta. Come politico della Repubblica di Firenze sosteneva il partito dei Guelfi che rappresentava la borghesia industriale e finanziaria della città, e giocò un ruolo attivo nella lotta contro i Ghibellini guidata da Manfredi, figlio naturale di Federico II di Hohenstaufen. Il governo della Repubblica di Firenze affidò a Brunetto Latini importanti missioni diplomatiche, tra le quali una riguardante Alfonso X, re di Castiglia. In tale veste ottenne inoltre il sostegno del popolo di Siena a favore di Firenze, ma il loro tradimento nel 1260 lo costrinse all'esilio in Francia, dove rimase per sette anni. Visse a Parigi, ad Arras e a Bar-sur-Aube, visitò diverse città e momonasteri e lavorò molto nelle biblioteche locali. E fu durante l'esilio che scrisse la grande opera intitolata Li livres dou Tresor (Il Libro del Tesoro). Nel 1266, due settimane dopo la morte di Manfredi (gravemente ferito in battaglia a Benevento) e la sconfitta dei Ghibellini, Brunetto Latini fece ritorno nel suo paese natale e si diede nuovamente alla politica. Riuscì a ottenere ancora una volta la posizione di notaio e segretario della Repubblica di Firenze e divenne molto influente in ambito politico. Allo stesso tempo, si dedicò alla scrittura e all'insegnamento dell'arte oratoria, della letteratura e dell'economia politica, ottenendo grande stima tra i contemporanei. Morì nel 1294 a Firenze e fu sepolto nella cripta della chiesa di Santa Maria Maggiore.

 

Il Libro del Tesoro è la sua opera più famosa e si basa su traduzioni, commenti e studi condotti sulle opere di vari autori medievali. Consiste in un prologo seguito da tre libri che racchiudono, come dice egli stesso, le tre aree della filosofia. Nella prefazione, l'autore descrive il contenuto dei tre libri e spiega i motivi per cui, nonostante sia italiano, scrive in francese. Nel primo libro, Brunetto Latini parla della creazione del mondo, della Terra e degli altri pianeti, del genere umano, degli animali e degli uccelli, riportando fatti storici rilevanti che vanno da Troia e Roma fino alla creazione della Repubblica di Firenze. Questa parte contiene anche molte informazioni riguardanti la geografia, l'astronomia e l'agricoltura. Il secondo volume è composto di due parti e riguarda l'etica. La prima parte riporta ampi estratti dell'Etica di Aristotele, mentre nella seconda parte l'autore dibatte temi di filosofia morale sulla base dei suoi predecessori e contesta le posizioni sostenute da Aristotele, Seneca, Marziano Capella e Boezio. Il terzo libro tratta infine della politica e del governo dello stato, dando molta importanza alla retorica, una scienza che secondo l'autore poteva insegnare alle classi dirigenti a parlare bene e a governare gli altri.

 

La profondità e la varietà degli argomenti da lui trattati fecero dell'opera di Brunetto Latini una sorta di enciclopedia del XIII secolo e la naturale prosecuzione delle opere di Isidoro di Siviglia, noto nel Medioevo per le sue Etimologie, e di Vincenzo di Beauvais, tra cui lo Speculum, opere che riflettono il livello raggiunto nel XIII secolo dalle scienze naturali, dall'etica e dalla politica. Va detto che sebbene il Tesoro contenga una silloge delle opere dei suoi predecessori, come avveniva normalmente nel Medioevo, quest'opera di Brunetto Latini mette anche in luce la vastità della sua erudizione e della sua cultura.

IL CODICE (Inna P. Mokretsova)

Ci è giunto un gran numero di copie illustrate del Libro del Tesoro, sia in francese che in italiano. Si tratta di copie realizzate pochi decenni dopo che l'autore aveva apprestato la seconda stesura del suo libro (in Italia, dopo il 1266). Ciò denota la grande popolarità di questo lavoro tra i lettori laici che de facto ne furono i committenti. L'iconografia e le qualità artistiche delle miniature contenute nella copia di San Pietroburgo del Libro del Tesoro di Brunetto Latini lo rendono particolarmente interessante per gli storici dell'arte medievale.

 

Prima di tutto esso è l'esempio, relativamente raro per il XIII e il XIV secolo, di un libro illustrato con contenuti laici e destinato ai laici. In secondo luogo, le miniature di questa copia, in accordo con il contenuto enciclopedico dell'opera di Brunetto Latini, si distinguono per la straordinaria varietà dei loro temi, che a volte sfuggono alle solite creazioni degli artisti di quel periodo, abituati a impiegare determinati schemi libro fosse destinato a un proprietario di alto rango dotato di buon gusto, cosa che costrinse sia i copisti che i miniatori del manoscritto a soddisfare determinati desideri di quest'ultimo durante l'elaborazione del programma iconografico. Un'ulteriore riprova dell'apprezzamento da parte dei vari proprietari succedutisi in epoche diverse, è la magnifica rilegatura del XVI secolo con la quale il manoscritto venne "rivestito", nonostante fosse rimasto danneggiato dall'acqua.

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