Breviario d’Isabella la Cattolica

f. 173r, Abramo salva Lot e viene benedetto da Melchisedec


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Appartenente alla sezione dedicata al salterio e come illustrazione del salmo 109, questo dipinto del Maestro del Libro di Preghiere di Dresda mostra alcuni aspetti abituali della rappresentazione di questo salmo, in cui si può interpretare la protezione di Dio e una figura che annuncia il Messia come re e sacerdote. Così, nella parte superiore centrale, si trova una scena di gloria in cui appaiono, seduti sullo stesso trono (seguendo l’iconografia imperiale romana di ritratti d’imperatori e consoli), David, vestito da cavaliere, ricoperto dal piviale e con corona imperiale, la cui mano sinistra sostiene un altro simbolo di potere, la sfera dell’universo di cui si vede solo la croce, coperta dal libro che sostiene con il Padre e che porta vesti pontificie e una tiara con tre corone. Sotto, si svolge una scena di battaglia, come si legge in Genesi 14, 14-16, che rappresenta Abramo, al centro, con casco e maglia dorata sul petto, mentre sconfigge uno dei vari re seguaci di Chedorlaomer che tenevano prigioniero suo nipote Lot, rappresentato alla destra della composizione come uomo barbuto, con la testa e gli occhi bassi e legato alle mani, sul cui casco si legge “lod”. I seguaci di Abramo combattono contro gli altri tre re e i loro eserciti. In secondo piano si vede la continuazione del racconto precedente, come si legge in Genesi 14, 18-20: Abramo, rappresentato come il primo cavaliere della battaglia, sopra il quale si trova un’iscrizione dorata che dice: “abraha[m]”, riceve una benedizione da Melchisedec, re di Salem e sacerdote rappresentato con tonsura e un pane nella mano destra, un recipiente di vino sulla sinistra, ed il cui nome appare in lettere dorate sopra: “melchisedech”; lo affiancano i suoi servitori. Sullo sfondo, un esercito, dove sono messi in risalto quattro personaggi a cavallo che escono da una città fortificata: forse, i quattro re che catturarono Lot all’uscita di Sodoma.
L’esegesi medievale vide nella liberazione di Lot un’immagine di Gesù che libera i giusti dall’inferno; inoltre, Abramo e Melchisedec acquisiscono un significato eucaristico, prefigurazione dell’Ultima Cena (infatti, nel secolo XV, si chiamava melchisedec l’uomo della custodia che conservava l’ostia consacrata). Molto più abbondante è l’iconografia di Abramo e di Melchisedec: si trovano modelli già dal secolo V, come si può vedere in un mosaico di Santa Maria Maggiore a Roma, e nei dipinti dei manoscritti, nella Genesi di Vienna, eseguito forse ad Antiochia nel secolo VI (Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, cod. theol. gr. 31).
La cornice che circonda il dipinto ed il testo sono quelli usuali della scuola di Gent e Brugge, con fiori in trompe l’œil su sfondo rosso. La maggior parte di essi di colore viola e, tra le specie, bisogna segnalare l’aquilegia e il giglio, il cui significato, secondo il contesto, fa riferimento alla Passione di Cristo, e può darsi che in questo caso potesse rinforzare il contenuto eucaristico e di liberazione dei peccatori del dipinto.

f. 173r, Apología de la Conquista de Granada en 1492 - Abraham rescata a Lot y es recompensado por Melquisedec

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f. 173r, Abramo salva Lot e viene benedetto da Melchisedec

Appartenente alla sezione dedicata al salterio e come illustrazione del salmo 109, questo dipinto del Maestro del Libro di Preghiere di Dresda mostra alcuni aspetti abituali della rappresentazione di questo salmo, in cui si può interpretare la protezione di Dio e una figura che annuncia il Messia come re e sacerdote. Così, nella parte superiore centrale, si trova una scena di gloria in cui appaiono, seduti sullo stesso trono (seguendo l’iconografia imperiale romana di ritratti d’imperatori e consoli), David, vestito da cavaliere, ricoperto dal piviale e con corona imperiale, la cui mano sinistra sostiene un altro simbolo di potere, la sfera dell’universo di cui si vede solo la croce, coperta dal libro che sostiene con il Padre e che porta vesti pontificie e una tiara con tre corone. Sotto, si svolge una scena di battaglia, come si legge in Genesi 14, 14-16, che rappresenta Abramo, al centro, con casco e maglia dorata sul petto, mentre sconfigge uno dei vari re seguaci di Chedorlaomer che tenevano prigioniero suo nipote Lot, rappresentato alla destra della composizione come uomo barbuto, con la testa e gli occhi bassi e legato alle mani, sul cui casco si legge “lod”. I seguaci di Abramo combattono contro gli altri tre re e i loro eserciti. In secondo piano si vede la continuazione del racconto precedente, come si legge in Genesi 14, 18-20: Abramo, rappresentato come il primo cavaliere della battaglia, sopra il quale si trova un’iscrizione dorata che dice: “abraha[m]”, riceve una benedizione da Melchisedec, re di Salem e sacerdote rappresentato con tonsura e un pane nella mano destra, un recipiente di vino sulla sinistra, ed il cui nome appare in lettere dorate sopra: “melchisedech”; lo affiancano i suoi servitori. Sullo sfondo, un esercito, dove sono messi in risalto quattro personaggi a cavallo che escono da una città fortificata: forse, i quattro re che catturarono Lot all’uscita di Sodoma.
L’esegesi medievale vide nella liberazione di Lot un’immagine di Gesù che libera i giusti dall’inferno; inoltre, Abramo e Melchisedec acquisiscono un significato eucaristico, prefigurazione dell’Ultima Cena (infatti, nel secolo XV, si chiamava melchisedec l’uomo della custodia che conservava l’ostia consacrata). Molto più abbondante è l’iconografia di Abramo e di Melchisedec: si trovano modelli già dal secolo V, come si può vedere in un mosaico di Santa Maria Maggiore a Roma, e nei dipinti dei manoscritti, nella Genesi di Vienna, eseguito forse ad Antiochia nel secolo VI (Vienna, Österreichische Nationalbibliothek, cod. theol. gr. 31).
La cornice che circonda il dipinto ed il testo sono quelli usuali della scuola di Gent e Brugge, con fiori in trompe l’œil su sfondo rosso. La maggior parte di essi di colore viola e, tra le specie, bisogna segnalare l’aquilegia e il giglio, il cui significato, secondo il contesto, fa riferimento alla Passione di Cristo, e può darsi che in questo caso potesse rinforzare il contenuto eucaristico e di liberazione dei peccatori del dipinto.

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