Libro della Felicità

f. 82v, I bagni di Tiberiade


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I bagni termali di Tiberiade, sulle sponde dell’omonimo lago nella zona nord del moderno stato di Israele, erano ben noti ai geografi arabi. Uno di loro, Shams al-Din Qalqashandi, scrive: “Ci sono anche i famosi bagni termali di Tiberiade, sorgenti da cui sgorga acqua così calda che è possibile cucinarvi un uovo; sono frequentati da coloro che hanno una salute cagionevole, ed immergendosi nell’acqua migliorano. [Lo storico arabo] Ibn al-Athir afferma che l’acqua è così calda che non c’è bisogno di fare il fuoco per riscaldarla”. Il pittore del Kitab al-bulhan (f. 35v) raffigurò un’animata scena dell’hammam con i bagnanti e i loro assistenti, ma l’illustrazione di questa copia ottomana mostra un edificio disabitato. Il bagno s’innalza isolato in un paesaggio montagnoso, e ha il profilo ottomano tipico di un edificio a cupola con mezze cupole più piccole sotto quella principale. A destra alcuni gradini ed una porta conducono all’interno, raffigurato con un unico recinto con archi sopra le colonne e due pile addossate alla parete; per il resto l’interno rimane vuoto. Le cupole sono adeguatamente puntellate da cerchi bianchi che rappresentano i vetri circolari che solitamente decoravano i bagni in tutto il mondo islamico. Questo dettaglio, insieme alle nuvolette di vapore bianco che fuoriescono dai due comignoli ai lati della cupola principale, ci fa intendere che, in effetti, l’edificio è un hammam. Un dettaglio supplementare e affascinante è il genio seminudo che custodisce un piccolo fuoco nell’interrato dell’edificio. Come abbiamo letto nella citazione di Ibn al-Athir, l’acqua sgorgava molto calda in modo naturale, e così il pittore rappresentò quell’eterno fuoco sotterraneo come una creatura sotterranea che lo tiene in vita.

Stefano Carboni
The Metropolitan Museum of Art
Conservatore allegato del Dpto. di Arte islamico


f. 82v, Los baños de Tiberíades

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f. 82v, I bagni di Tiberiade

I bagni termali di Tiberiade, sulle sponde dell’omonimo lago nella zona nord del moderno stato di Israele, erano ben noti ai geografi arabi. Uno di loro, Shams al-Din Qalqashandi, scrive: “Ci sono anche i famosi bagni termali di Tiberiade, sorgenti da cui sgorga acqua così calda che è possibile cucinarvi un uovo; sono frequentati da coloro che hanno una salute cagionevole, ed immergendosi nell’acqua migliorano. [Lo storico arabo] Ibn al-Athir afferma che l’acqua è così calda che non c’è bisogno di fare il fuoco per riscaldarla”. Il pittore del Kitab al-bulhan (f. 35v) raffigurò un’animata scena dell’hammam con i bagnanti e i loro assistenti, ma l’illustrazione di questa copia ottomana mostra un edificio disabitato. Il bagno s’innalza isolato in un paesaggio montagnoso, e ha il profilo ottomano tipico di un edificio a cupola con mezze cupole più piccole sotto quella principale. A destra alcuni gradini ed una porta conducono all’interno, raffigurato con un unico recinto con archi sopra le colonne e due pile addossate alla parete; per il resto l’interno rimane vuoto. Le cupole sono adeguatamente puntellate da cerchi bianchi che rappresentano i vetri circolari che solitamente decoravano i bagni in tutto il mondo islamico. Questo dettaglio, insieme alle nuvolette di vapore bianco che fuoriescono dai due comignoli ai lati della cupola principale, ci fa intendere che, in effetti, l’edificio è un hammam. Un dettaglio supplementare e affascinante è il genio seminudo che custodisce un piccolo fuoco nell’interrato dell’edificio. Come abbiamo letto nella citazione di Ibn al-Athir, l’acqua sgorgava molto calda in modo naturale, e così il pittore rappresentò quell’eterno fuoco sotterraneo come una creatura sotterranea che lo tiene in vita.

Stefano Carboni
The Metropolitan Museum of Art
Conservatore allegato del Dpto. di Arte islamico


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